Cari amici, compagne, compagni
l’intervento preordinato odierno sta in se a confermare la forte attenzione della CGIL ai lavori congressuali dell’ANPI / VZPI Trieste e la condivisione di molti obiettivi, non solo culturali ma anche programmatici.
La CGIL di Trieste, oltre a firmare alcuni anni fa un Protocollo di collaborazione con le Associazioni antifasciste, ha operato affinché i suoi dirigenti aderissero all’ANPI e quindi si potesse costruire una vera e propria sezione di cui confermiamo l’impegno.
Il Congresso dell’ANPI / VZPI a Trieste e nel Paese si colloca in un contesto difficile praticamente da ogni punto di vista lo si guardi. La società italiana è squassata da fatti ed episodi inquietanti che ne rilevano il malessere profondo e un clima di incertezza e malessere perdurante. Non può che essere così a fronte degli irrisolti problemi economici nonché politici ed istituzionali.
Sul piano economico abbiamo assistito in estate ed autunno ad una serie di analisi e giudizi del Governo nazionale che inneggiavano ad un miglioramento del quadro economico ed occupazionale; la famosa ripresa, che sul finire dell’anno è già diventata più incerta per poi a gennaio, coi problemi delle Banche ed il crollo delle Borse nonché gli ambigui dati sull’occupazione, costringere lo stesso Governo a formalizzare in un documento all’Unione Europea un cambio di rotta nelle politiche economiche di austerità.
La gran parte del Paese non si è accorta di cambiamenti profondi, positivi e duraturi di cui ci sarebbe grande bisogno.
Certamente non se ne sono accorti gli oltre 3 milioni di disoccupati che ingrossano le fila della povertà in aumento e di un disagio sociale che degenera in vari aspetti molto seri.
E’ evidente che, così come ha proposto la CGIL con il Piano del Lavoro, non ci possono essere significativi cambi di passo finchè non si attua una politica organica di interventi dello Stato nei campi decisivi delle infrastrutture, della salvaguardia del territorio e di sostegno dei settori produttivi più innovativi.
La CGIL, con quella proposta elaborata da fior fiori di economisti dettagliata e credibile, ha ipotizzato in un triennio 70 mld di investimenti e la creazione di 700.000 posti di lavoro. Se nel 2012 – 2013 si fosse scelto quella strada oggi saremmo in altra situazione.
Trieste con la peculiarità della sua storia economica e con i limiti strutturali nonché il vuoto di iniziative nel decennio degli anni 2000, ha vissuto questi anni con una progressiva sofferenza e in termini di risultati visibili ha bisogno ancora di un grande lavoro strategico sui più importanti asset economici.
Tra il 2012 e 2013 abbiamo raggiunto il down occupazionale più basso scendendo dai 98.000 occupati pre crisi a circa 89.000; oggi ci siamo attestati intorno ai 92.000 occupati. Peraltro, il saldo tra attivazioni e cessazioni di rapporti di lavoro continua ad essere negativo (2014 attivati 36.500 cessati 38.400) attestandosi ormai stabilmente sotto i livelli pre crisi di oltre 10.000 occasioni di lavoro all’anno in meno.
La dimensione del PIL locale complessivo dopo le frenate degli anni 2012 e 2013 si è stabilizzato un po’ più sotto dai livelli pre crisi.
Nella crisi anno dopo anno sono sparite più di 1.000 Imprese e gli addensamenti per settori merceologici restano in scaletta numerica quelli tradizionali: commercio, pubblici esercizi, edilizia, etc..
L’impressione che si ha, che i vizi antichi del sistema economico Trieste sono tutti là: scarsa dimensione di impresa (sono diminuite le Imprese da 10 dipendenti in su); scarsa capitalizzazione, presidio di settori tradizionali.
Trieste ha bisogno di un grande lavoro convergente di forze sociali, economiche e culturali al fine di consolidare e implementare i primi interventi strutturali attivati negli ultimi 2 / 3 anni e che riguardano: la crisi industriale complessa con l’attivazione di nuove linee di attività economica nel bio high tech e off shore nonché con la riqualificazione del sito siderurgico, il riordino e il rilancio delle attività portuali anche utilizzando i nuovi strumenti istituzionali in via di attivazione (sinergie Regione).
L’incertezza e l’instabilità del quadro politico non aiuta e rischia di lasciare Trieste in mezzo al guado. La rissosità della classe politica, il livello spesso basso della discussione, gli orientamenti ristretti contrastano col bisogno assoluto di respiro progettuale, di apertura al mondo, di valorizzazione delle potenzialità economiche e culturali che il territorio di Trieste ha.
I rischi di un peggioramento di un quadro, in troppo lento miglioramento strutturale, dovrebbe essere chiaro a tutti.
In questo quadro non possono che impensierire i segnali di un clima di paure, venato da aspetti razzisti nonché il risvegliarsi di forze autoritarie o segnatamente fasciste.
I concetti e le riflessioni contenute nel Documento congressuale dell’ANPI / VZPI sono non solo condivisibili ma anche utili sul piano metodologico e della strumentazione pensando al difficile equilibrio che le Associazioni pluraliste ed unitarie devono tenere; al difficile trapasso dei valori e costumi da una generazione all’altra; al contributo fattivo al dibattito democratico nella Repubblica.
Se l’ANPI VZPI è l’erede principale della Resistenza e la difesa della Costituzione repubblicana né è l’aspetto fattivo, la CGIL non può che confermare la propria vicinanza a queste idee, lo fa tanto più quando si evidenzia nel documento come nella stagione che viviamo, bisogna riaffermare il protagonismo pieno delle rappresentanze autonome della società, a incidere sulle sorti del Paese.
Abbiamo, come sempre, tanto lavoro da fare sviluppandolo con visione ampia, con capacità di stringere rapporti unitari con altri soggetti, con la consapevolezza che un mondo migliore può esserci. Può esserci d’aiuto sottolineare quella fiducia nell’avvenire, quell’ardore nella battaglia per la libertà che gli uomini e donne della Resistenza seppero mettere in campo.
Buon lavoro congressuale.